Il Piano di Transizione 4.0 (evoluzione di Industria 4.0) rappresenta una svolta importante per le aziende italiane, specialmente per le piccole e medie imprese (PMI) e i consulenti IT che desiderano stare al passo con l’innovazione tecnologica. Questo piano, promosso dal Governo, punta a incentivare l’adozione di tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza e la competitività delle imprese in un mercato sempre più globalizzato e digitale.
Ma cosa significa, in concreto, per una PMI? La digitalizzazione non è solo una moda o un’esigenza temporanea: è una risposta pratica a sfide quotidiane come l’aumento della produttività, la riduzione dei costi e la gestione più efficiente dei dati aziendali. Grazie agli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0, è possibile investire nelle tecnologie giuste per ottenere benefici soprattutto nel campo dell’infrastruttura IT.
Uno dei vantaggi più importanti del Piano Transizione 4.0 è la possibilità di usufruire di crediti d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, sia hardware che software, utili per modernizzare la propria infrastruttura.
Quali sono i beni strumentali che rientrano nel credito d’imposta?
Rientrano nella Transizione 4.0 il server aziendale e le infrastrutture di rete, strumenti fondamentali per migliorare la gestione dei dati aziendali e garantire la continuità operativa. Perché è così importante aggiornare la rete aziendale? Molte PMI si trovano ancora a gestire sistemi server obsoleti, poco sicuri o incapaci di sostenere carichi di lavoro crescenti, soprattutto in un contesto in cui il volume di dati è in costante aumento. Grazie agli incentivi del Piano 4.0, è possibile investire in soluzioni avanzate come i cluster di server, che permettono di gestire in modo più efficiente e sicuro i processi aziendali, evitando interruzioni operative.
Benefici della Virtualizzazione e dei Cluster di Server
Quando si parla di migliorare l’infrastruttura IT aziendale, uno dei passi più importanti è la virtualizzazione dei server perchè permette di ottimizzare le risorse hardware esistenti, creando macchine virtuali che operano su un unico server fisico. Questo significa non solo una migliore gestione dei dati, ma anche una riduzione dei costi legati all’acquisto di nuovi server fisici.
Una delle soluzioni più efficaci per garantire la continuità operativa è la creazione di un cluster di server. Un cluster è un insieme di server interconnessi che lavorano come un’unica unità. In caso di guasto di uno dei server, gli altri prendono automaticamente il suo posto, garantendo che l’azienda continui a operare senza interruzioni. Questo approccio riduce drasticamente il rischio di downtime, ossia i periodi in cui i sistemi non funzionano, con un impatto positivo sulla produttività e sulla tranquillità dell’azienda.
Axol Server, ad esempio, offre soluzioni di cluster di server progettate per le PMI e testate per garantire massima affidabilità. La nostra infrastruttura consente di gestire carichi di lavoro elevati, mantenendo sempre attivi i servizi aziendali. Grazie alla virtualizzazione e alla creazione di cluster, è possibile garantire flessibilità e scalabilità necessarie per ogni singola azienda di produzione o servizi.
Come costruire il percorso di digitalizzazione?
La tua azienda è pronta a cogliere l’opportunità di investire in beni strumentali materiali e immateriali Non aspettare che i problemi si presentino: fatti richiamare da un esperto IT di Axol Server o configura online il cluster server personalizzato sulle necessità e dimensioni per la tua azienda.
Evoluzione alla Transizione 5.0
Dalla digitalizzazione delle imprese nella Transizione 4.0, si passa alla sostenibilità della Transizione 5.0, che incentiva investimenti in soluzioni eco-compatibili per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive. Gli investimenti in beni materiali e immateriali già previsti dalla Transizione 4.0 possono beneficiare del credito d’imposta del Piano di Transizione 5.0, a condizione che “comportino una riduzione dei consumi energetici pari ad almeno il 3% per l’unità produttiva o il 5% se riferita al processo specifico oggetto dell’investimento”. Sono incluse anche le spese per la formazione e gli investimenti in impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile destinata all’autoconsumo.